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E crebbi, e piansi, e a pianger mi nascosi
Perch ero cinta da persone ignote:
E non possiedo altro che qualche sacro
Tumulo qua e l disseminato
Per i campi d Italia; e un sentimento
Sempre patisco di paura, a starmi
Come perduta sovra l ampia terra...
Oh! quel dir: son cosi, povera donna,
Sola soletta... pur un gran dolore!
Oh s, piangi, o Maria, ch questo fumo
Di progenie superba altro di suo
Che il dolore non . Nell agitarsi
De le procelle l ocen feconda
La perla a le conchiglie; e ne lo scuro
De le secrete sue battaglie il core
La perla de le lagrime matura.
E queste tue, Maria, le troverai,
Credilo a me, da un serafin riposte
Ne la corona che t aspetta in cielo.
Anch io, vedi, son triste; e in fastidita
Solitudine vivo; ed era, un tempo,
Come allegra d allodole pel cielo,
Giocondo il volo de le mie giornate.
Una fronda d ulivo benedetto
Pendea custode a miei placidi sonni,
Ch ne la festa de le palme allora
Io pregava! Una vispa rondinella,
Lasciate le sue case in Orente,
Santificava l ospital mia trave;
E co suoi rondinini io m addorma.
Quando pei lembi de le sceme imposte
Il primo albor del ciel s intromettea,
Sentiva un bacio intiepidirmi il viso;
Era mio padre che vena per uso
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Letteratura italiana Einaudi
Aleardo Aleardi - Canti scelti
Con quella sua carezza a ridestarmi
Soavemente, s che amore e luce
Fr le primizie de le mie mattine.
Non piangere, o Maria! Cantando allora
Scendea nell orto rorido di stille,
L alba negli occhi, e l avvenir davanti;
Ed aspirava da per tutto Iddio.
Poscia un fiore coglieva, il pi soave
Abitator de le modeste aiuole,
E sul guanciale de la madre mia
Lo posava, per che quella santa
Dopo i suoi figli e il padre dei suoi figli
Amava molto i poverelli e i fiori:
E il bacio avuto deponea sul fronte
Purissimo di lei. Quegli eran giorni!
E la vita mi parve una catena
Di carezze, di fior, d inni, di raggi,
Di cui le anella si perdeano in cielo...
Oh! basta, basta! Piangi ora, Maria;
Ch que due benedetti io li perduti,
E non mia neppur, l, in riva al fiume
La casa ove son morti.
Ahi! dopo tanta
Serenitade irruppero qui dentro
Le cento febbri dei vent anni. Il baldo
Deso d un nome, i rotti studi, il folle
Vaneggiare in canzoni confidate,
Siccome foglie di sibilla, al vento,
E ai delatori. Incomincir le audaci
Idee, le notti vagabonde e i forti
Proponimenti ne le calde cene;
Ma pi che spuma sul bicchier fugaci:
E al quetar dei tumulti uno scorato
Precipitar da le sognate altezze,
E ne la intiepidita anima il duro
D una patria perduta accorgimento:
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Aleardo Aleardi - Canti scelti
Incomincir le ardenti ansie nei sogni
Letificati da una bella rea;
E per un breve pi, per una ciocca
Nera su i gigli d una spalla nuda,
Quel prodigar del cor le nove e sante
Esuberanze; e l agile vicenda
De le fedi tradite, e il pentimento.
Ahi! che allora, o Maria, nel fior del campo,
Ne l andamento de le liete stelle,
Nel rossor dei tramonti meditati,
Ne l eterna d un fiume onda che passa,
Ne la eterna che sorge alba dal colle,
Svato il core non trov pi Dio.
Ma una pia ricordanza, un delicato
Rimpianto un d mi trasse ad un romito
Cimitero di villa. Ivi due croci,
Smosse dal tempo, ti parean chinate
Ad abbracciarsi: un vivo caprifoglio
Con la salita de le verdi spire
Unite le stringea, quasi che avesse
Discernimento. Ivi trovai la calma
D uno che prega: e risentii presente,
Tra mezzo i solchi della morte, Iddio...
Grazie, grazie, miei padri!!
Odi, o Maria:
Noi siam qui soli, poveri, sdegnosi
De le fatue cittadi, e a le serene
Gioie anelanti, che non dona in terra
Che la casa materna e la diletta
Famiglia d ogni giorno. Or bene: in questa
Via che ne avanza dell esilio amaro,
Se mel concedi, io ti verr secondo.
Ti fascer di bende il faticato
Piede, perch non sanguini: coi molli
Muschi raccolti su l ombrose ripe
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Aleardo Aleardi - Canti scelti
Far sponda a la tua splendida testa
D Italana: a saderti il sonno
Ti canter la mia canzon pi bella.
Quando il sol brucer per la campagna,
Ricovreremo all odorosa tenda
Di mite acacia; ch potrebbe il raggio
Tingerti in bruno: ove dall erte rupi
Traditore ne incolga il tempo nero,
Di fresco alloro ti far ghirlanda;
Cos reina o poetessa andrai
Rispettata dai fulmini le chiome:
Sovra un desco di rose o di vole
Ti franger il mio pane; e quando lassa
Sotto l arsure mi dirai: Fratello,
Ardo di sete , io cercher le lande
In traccia d acque vive: e se la terra
Non le consente, ti corr pei solchi
L onda del ciel nel calice dei fiori
Che Dio prepara all augellin che migra.
Sar giorno di festa il d che ridi;
E se tu piangi, contemplando afflitto
Su le tue guancie vereconde il pianto,
Mi scoster tacendo, e in rispettosa
Lontananza sul campo inginocchiato
Pregher Dio, che il tuo fardel d affanni
A le mie spalle imponga. Oh tu non anco
Sai quanta invidia delicata io porti
Alla gentil virt del Cireneo!
Ma perch il casto e azzurro occhio reclini
E vai celando con la man di neve
L esitanza che in porpora ti pinge?
Ti comprendo, o Maria. Per farti lieta,
Rea non sarai; per che sempre mesta
Quella letizia che di colpa odora.
Profondo abisso dagli umani aperto
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Ne divide, lo so. Miseri e stolti!
Questa progenie d esuli che fugge
Verso il sepolcro, quasi scarso in terra
Fosse il dolore, meditato molto
E in sapenti veglie impallidito,
Per comporsi altri affanni. E ai capricciosi
Moti del suo pensier, spesso discordi
Dal pensiero di Dio, diede il superbo
Nome di legge, e fe languire in tetra
Prigion coi pi dal ferro illividiti
Chi la frangea. Si dolsero i Celesti,
Antiveggendo le catene e il danno
Che il mortal si tesseva imprevidente.
Ma intanto i figli a questa del passato
Non consentita tirannia ribelli
Coi codici degli avi ereditro
La scala dei patiboli e l infamia.
Mia non sarai. Ti chiamer col nome
Placido di sorella; e mi parrai
Fiore di cielo; simile alla rosa
De la mistica val di Casmira,
All amoroso rosignol contesa.
E pra il d, che vólta all orente,
Quando nasce il pi vago astro dei cieli,
Tu non gli possa dir: Stella Dana,
Al par di te purissima mi levo .
Fidati a me. Vedi laggi sul terso
Orizzonte dei mar quelle due verdi
IsoIette vicine? Elle divise
Per grande abisso, fin dall ore prime
Del crato son l. Sempre alle stesse
Avventure consorti, il sol le scalda,
L onda le bacia, le flagella il vento,
E la pioggia le bagna: e l una all altra
Sorridon liete, e l una all altra invia
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Letteratura italiana Einaudi
Aleardo Aleardi - Canti scelti
Un saluto di balsami e di canti...
Si guardan sempre, e non si toccan mai.
Vedi lass nel ciel romitamente
La luna andar, come una mesta? Ed ella,
Da che vol la prima ala del tempo,
Con la terra amoreggia. Un infinita
Lontananza di freddo aere le parte;
Pur fra i silenzi del viaggio arcano
Si seguon sempre e si verran compagne,
Il Signor lo sa quando. E ne le notti
Si scambiano un saluto alternamente
Con favella di luce; ed ogni giorno
S intendono coi palpiti del mare...
Si guardan sempre, e non si toccan mai.
Cos noi due soletti pellegrini
In vicinanza coraggiosa e monda
Malinconicamente esuleremo.
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